31 Mar Genitori informati, ma non formati.
“Ditemi solo quello che voglio”.
Il difficile coinvolgimento delle famiglie nel processo di orientamento.
Era il 1974 quando, grazie ai decreti delegati, i genitori entravano per la prima volta a scuola. Non si trattava solo di varcare fisicamente la soglia dell’edificio, ma di diventare attori dell’istituzione deputata ad istruire i figli. Negli anni la presenza della famiglia all’interno della scuola ha avuto un peso sempre maggiore, per alcuni addirittura eccessivo. Se tale premessa dovrebbe far pensare ad un ruolo delle famiglie in prima linea, l’esperienza mostra come riguardo alcune tematiche il coinvolgimento dei genitori risulta ancora molto difficile. Stiamo parlando dell’orientamento alle scelte formative e le azioni connesse, dove non è sempre facile coinvolgere le famiglie nel modo opportuno. Se da una parte i momenti di presentazione dell’offerta formativa nelle giornate di “scuola aperta” e open day vedono i genitori molto presenti, anche solo per accompagnare i figli, la situazione è diversa per le occasioni pensate appositamente per loro. Nel territorio di Vicenza sono state infatti pensate e organizzate diverse attività che si muovono in tal senso. Dagli spettacoli teatrali che affrontano il tema orientamento ai convegni con esperti del settore, dalle tavole rotonde agli incontri per presentare metodi e strategie di assesment nella valutazione orientativa.
Informazioni si, formazione no:
In sintesi possiamo dire che se l’orientamento informativo, quello che porta informazioni e dati su un determinato percorso formativo, riesce a coinvolgere le famiglie, l’orientamento formativo non riesce a raggiungere il medesimo obiettivo. Ed è un male, perché nell’era dell’informazione diffusa, gratuita e sovrabbondante, è invece molto più importante entrare nel profondo della questione “orientamento” attraverso percorsi che sottolineino la necessità di far luce dentro di sé (in questo caso dentro gli studenti), offrendo quella condizioni di base per potersi poi orientare tra le informazioni: la consapevolezza di chi si è. Forse è proprio questa parola, consapevolezza, che può spaventare inconsciamente i genitori. La stessa consapevolezza necessaria per poter poi leggere ed analizzare alcuni dati statistici sulle prospettive di occupazione, o di successo formativo connesse alla situazione di entrata, dati che dovrebbero porre un fine a scelte masochistiche intraprese molto spesso nella più assoluta inconsapevolezza.
Le scomode verità del genitore moderno
Di fatto non è facile coinvolgere le famiglie in questo processo di consapevolezza, perché si rischia di presentare una realtà ben diversa da quella che vorrebbero sentirsi confermare. “Il liceo non è per tutti, e probabilmente non è per vostro figlio, se vive con tanta difficoltà il momento dello studio domestico”, potrebbe essere ad esempio la sintesi di una delle frasi che un genitore non vuole sentirsi dire. “Degli iscritti a psicologia pochissimi riescono a realizzarsi come psicoterapeuti, gli altri rimangono spesso sottoccupati”, è un’altra delle tante frasi che non si vogliono affrontare. Nei genitori vi è infatti un desiderio di sentire confermate delle speranze che in molti casi sono solo tali, non supportate da dati o certezze, e quando vi sono alcune verità scomode che emergono la cosa non può riguardare i propri figli. Nel genitore del 21° secolo il figlio è infatti narcisisticamente percepito come prolungamento di se stessi, come nuova occasione di riscatto o di replica, e su di lui si costruiscono aspettative e tendenze protettive quanto mai dannose. Il genitore vuole assicurare al figlio la possibilità di sognare e realizzare un sogno, anche quando questo sogno è improvvisato o campato per aria, anche quando il sogno è solo del genitore, incapace di guardare veramente il figlio attraverso lenti nitide e obiettive. Ed è così che le occasioni di orientamento formativo spaventano, perché si sa che in fondo potrebbero mettere in luce scomode verità, oltre a mettere in discussione l’intero processo educativo che ha visto protagonisti genitori da una parte e figli dall’altra. L’effetto boomerang rischia di essere a assicurato, e a patirne le conseguenze saranno proprio i figli.
Simone Ariot
A cura di Orienta-Insieme Vicenza