14 Ago Multipotenziale a chi???
QUANDO SCEGLIERE È IMPOSSIBILE
In questo articolo vorrei parlarvi di un argomento che mi sta molto a cuore, la multipotenzialità. Strana parola, ma estremamente parlante a mio avviso. E no, non è una malattia. Qualcuno lo penserà, qualcuno vorrà farvelo credere, ma no, non lo è.
Vediamo subito nel concreto cosa sono questi “fantomatici” multipotenziali.
Sono persone con molte passioni, che amano approfondire e studiare. Non si accontentano di qualche nozione, ma in quelle passioni desiderano l’eccellenza, perciò si buttano a capofitto nella conquista delle competenze necessarie a raggiungerla. Arrivati all’obiettivo desiderato, tuttavia, talvolta si annoiano e allora si buttano in un’altra sfida.
Sono persone che spesso cambiano strada nella vita, che si tratti dello sport, della carriera (studio o lavoro in questo caso è indifferente) o degli “hobby”. A dirla tutta, il termine stesso di hobby perde significato quando si ha a che fare con un multipotenziale, è troppo riduttivo.
Vi risuona tutto questo?
Fin dagli anni 70
Andando un po’ più nello specifico, l’argomento è stato trattato da sempre più studiosi e sempre più approfonditamente a partire dagli anni ’70, quando per la prima volta sentiamo parlare di multipotenzialità da parte di R.H. Frederickson, che la descrive come la capacità di selezionare e sviluppare una serie di competenze ad alto livello quando ci si trovi nel contesto appropriato.
Negli anni ’90 se ne sono occupate Barbara Kerr, psicologa dell’educazione, e poi Tamara Fisher, che si occupa anche di bambini plusdotati, o gifted. Quest’ultima definisce i multipotenziali come coloro che hanno “molti talenti eccezionali, ognuno o la maggior parte dei quali possono costituire una buona carriera”.
La scelta multipla
E proprio qui sta “il problema” della multipotenzialità, e anche il motivo per cui è un argomento che può interessarci. La società, soprattutto in Italia, e soprattutto, per fortuna, nel passato, è stata strutturata su un mondo del lavoro iper settoriale e specialistico. Un mondo in cui, una volta scelta una carriera, sembra che questa debba venir scritta nella pietra e suggellata con un patto di sangue. Un mondo in cui fin da piccolissimo ti senti chiedere ogni giorno “cosa vuoi fare da grande”, e in cui la domanda che segue a “come ti chiami” è quasi sempre “che lavoro fai” oppure “cosa fai nella vita”.
Per i multipotenziali è praticamente impossibile rispondere a questa domanda (o meglio, servirebbe un po’ troppo tempo rispetto a quello che mediamente l’interlocutore si aspetta), ma soprattutto per loro è impossibile scegliere un’unica strada a cui restare fedeli tutta la vita.
A questo consegue spesso un ritardo nella realizzazione lavorativa, nonché spesso problemi di ansia e sensazioni di disagio.
Chiunque sia multipotenziale potrà raccontarvi dei vissuti di profonda inadeguatezza nel vedere chi magari fin da bambino sa cosa vuole fare nella vita, persone che ai loro occhi sembrano percorrere una strada dritta e lineare senza mai doversi guardare intorno, mentre loro si sentono persi nel labirinto delle possibilità. Così persi che tra tutte le cose che vorrebbero (e potrebbero) fare finiscono a volte per non fare nulla.
Le buone notizie
Nel 2015 la coach Emilie Wapnick ha definitivamente portato alla ribalta il discorso sui multipotenziali, quando ha deciso di dedicare a loro il suo TedTalk, intitolandolo “Perché alcuni di noi non hanno un’unica vera vocazione”.
Da lì il discorso si è allargato sempre di più, tanto che oggi esistono online vere e proprie comunità di multipotenziali, che si aiutano e si sostengono, in primis sentendosi meno soli e sbagliati.
Dal nostro punto di vista c’è anche un altro grande punto a favore dei multipotenziali: AMANO imparare. Vivono letteralmente per questo.
E quindi, una volta scoperto che voi, o i vostri figli appartenete a questa strana categoria, ecco qualche consiglio su come gestire la scelta di scuole e carriera.
Il consiglio
Se siete dei genitori, e avete riconosciuto vostro figlio in queste descrizioni, rasserenatevi, non è pigro, non è svogliato, non è superficiale. Semplicemente ha un universo nella testa. E perciò il meglio che potete fare per lui o lei è incoraggiarlo. Tenendo a mente la parola “flessibilità” come fosse un vessillo, potreste per esempio aiutarlo a cercare un denominatore comune tra le sue passioni, che può essere ad esempio un tema ricorrente, o un percorso che, per così dire, unisca i puntini.
Se questo dovesse rivelarsi impraticabile, ricordatevi che a volte quello di cui hanno bisogno è semplicemente di sentirsi dire che cambiare idea… ci può stare! Può succedere, non casca il mondo.
E comunque, per vostra e loro fortuna, nel mondo “liquido” che si sta delineando attraverso il digitale, una persona che ha facilità ad acquisire nuove skill e che ha l’elasticità di saper cambiare percorso, sempre di più diventerà una figura ambita nel mondo del lavoro.
Se sei un ragazzo e ti sei riconosciuto in questo articolo, innanzitutto, appunto, non sei solo. E non sei nemmeno sbagliato, così come non lo è chi sente di avere la strada segnata. Siete semplicemente differenti. Abbraccia questa tua diversità, perché la multipotenzialità è parte integrante di te, non cambierai crescendo, non ne uscirai col tempo. Perciò meglio trarne il meglio possibile. E per fortuna il mondo sembra come mai prima d’ora pronto ad accogliere la tua straordinarietà.