09 Mar Quali competenze servono per il futuro? Prima parte
Come allenarci al futuro digitale?
Prepararci alla professione che faremo come per uno sport. Nel mondo del lavoro le abilità dello sportivo si chiamano competenze. Attenzione dobbiamo distinguere le competenze dal talento. Il talento è una speciale abilità, innata, naturale, di cui non abbiamo nessun merito ed è difficile da quantificare.
Le competenze, invece, sono le abilità che tutti hanno, e soprattutto che possono essere potenziate.
Un talento sostenuto da ottime competenze avrà molte più possibilità di realizzarsi rispetto ad un talento privo di competenze, che comunque resterà un rimpianto… L’esempio sportivo più lampante è Balotelli, che avrebbe potuto essere tra i migliori calciatori del mondo e invece non ha combinato nulla a causa del suo approccio. Al contrario Federica Pellegrini, dotata di talento straordinario, ha cominciato a vincere medaglie e titoli dal 2006, grazie al lavoro sulle proprie competenze emotive col suo mental-coach Daniele Popolizio.
Visto che il talento è innato e non possiamo lavorarci noi parliamo di allenare le competenze e non di talento.
A scuola, nel lavoro e nello sport le competenze sono divise in due macro-gruppi: le abilità tecniche e le qualità mentali. Ogni grande sportivo che ha ottenuto dei risultati positivi, si è allenato in tutti e due questi settori. Non è sufficiente essere bravo a fare qualcosa se non si hanno anche le attitudini mentali giuste.
- Le competenze tecniche “il saper fare” sono composte dal mix di ciò che apprendiamo con teoria e pratica, a scuola prima e sul lavoro dopo. Quello che impariamo applicato poi nella pratica. Sono diverse a seconda dell’ambito professionale che scegliamo: un cuoco studia e fa pratica con le tecniche di preparazione dei piatti; un programmatore di videogiochi con i linguaggi informatici. Le competenze tecniche le acquisiamo a seconda del percorso scolastico e formativo che scegliamo e le dobbiamo aggiornare continuamente, per tutta la vita.
- Le competenze trasversali “il saper essere” sono, invece, le caratteristiche personali dell’individuo. Quelle abilità che servono a trasformare una conoscenza in un comportamento. Sostanzialmente quell’ insieme di qualità e abilità che ci rende unici.
Si chiamano così perché riguardano tutti, a prescindere dalla professione che svolgono e per questo sono quelle su cui ci concentriamo in questo articolo.
Vediamo quali sono le competenze trasversali che serviranno per affrontare al meglio il mondo del lavoro, di tutti i lavori:
ALLENARSI PER NOI STESSI
- Flessibilità cognitiva: ovvero riuscire a fare azioni diverse in contesti diversi. Reagire ai cambiamenti attraverso una mentalità elastica che ci spinga a trovare soluzioni nuove a problemi nuovi. Tipo…Nella pallavolo fino al 1994 era assolutamente fallo toccare la palla con la parte inferiore del corpo, oggi è possibile anche calciarla con i piedi al di là dalla rete o respingere un servizio con la coscia. Chi giocava a pallavolo in quegli anni ha dovuto trasformare il proprio modo di giocare.
- Orientamento al pratico: Perché scegliamo un ristorante? Dipende da che tipo di serata che abbiamo in mente…romantica, caciarona, elegante…. tutti i prodotti o i servizi erogati nascono da un bisogno pratico del cliente. Quindi quando lavoriamo alla realizzazione di qualsiasi cosa la prima direzione da tenere è: come quello che sto facendo esaudisce il bisogno di chi lo userà? Gli appassionati di calcio ricorderanno sicuramente l’impresa del Leicester di Claudio Ranieri, che nella stagione 2015-2016 ha vinto il titolo del campionato inglese, il più importante del mondo. La squadra, costruita per salvarsi, adottava un calcio pragmatico, difesa e contropiede, che le fece ottenere la maggior parte delle vittorie con un solo gol di scarto.
- Frame positivo: inquadrare l’aspetto positivo in ogni esperienza che facciamo, non solo ci aiuta a superare gli ostacoli più duri, ma soprattutto ci rende pronti ad affrontarne di nuovi. Una sconfitta può essere uno spunto per capire quali errori abbiamo commesso e quali azioni di gioco, invece, sono risultate efficaci con avversari di quel tipo. Inquadrare gli aspetti positivi ci fornisce un grande strumento di miglioramento.
- Mettersi in gioco: il primo passo per riuscire a fare qualcosa è provare a farla… o meglio, credere che sia possibile farla. Sbagliare fa parte del giocare, gli unici che non sbagliano mai sono quelli che non ci provano. Il 9 Settembre 2018 la nazionale italiana under 19 di volley femminile vince la finale del campionato europeo contro la Russia. Dopo aver perso i primi due set 24-26; 18-25 la squadra azzurra si è trovata A difendere un match point delle avversarie al terzo set, sul punteggio di 22 a 24. Quattro punti fila hanno permesso alle ragazze di mister Maurizio Bellano di rimanere in partita vincendo per 26-24 e poi di rimontare la gara vincendo il quarto set 25 a 22 e il quinto 15-9. Una delle rimonte storiche della nostra pallavolo è nata dalla grande voglia delle ragazze di non mollare davanti alle difficoltà, di non darsi per vinte e di provarci nonostante lo svantaggio iniziale. Perseverare e crederci ci permette anche di non avere rimpianti in caso di sconfitta. Questa rimonta non è nata solo grazie alla volontà delle ragazze, ma anche dalla capacità dell’allenatore di cambiare strategia di difesa e modalità di attacco contro le potenti giocatrici sovietiche. Ciò che ha permesso alle azzurrine di entrare nella storia è stato l’agire entrambe le competenze, relazionali e motivazionali e quelle tecniche del proprio allenatore.
La voglia di vincere non è importante quanto la voglia di prepararsi per vincere.
BOBBY NIGHT